C'è una distanza mentale e fisica tra il proprio smartphone e la propria mano: una distanza che è sempre più breve, e che ha una frequenza di accesso sempre più alta. Chi possiede uno smartphone,
arriva a controllarlo e a compiere diverse attività sul suo schermo per ben 3 ore al giorno, esclusi poi i minuti in cui è impegnato a telefonarvi, che variano molto da persona a persona. E mentre l'industria tech è impegnata a sfornare nuovi servizi e applicazioni e lavorare sul fronte dello sviluppo e dell'innovazione, ancora si è indagato molto poco sulle conseguenze fisiche e psicologiche di queste nuove abitudini sull'uomo.
L'ultima ricerca americana dell'università della Florida ha proprio dimostrato come ogni segnale proveniente dallo smartphone distolga l'utente completamente dall'azione che sta compiendo, e l'accumulo dei segnali interrompe di fatto ogni altra attività e confondendo il cervello umano. Alcune aziende iniziano ora a lavorare – ma sempre sul fronte tecnologico – per fornire strumenti che aiutino l'utente a ridurre l'esposizione e l'uso del cellulare di ultima generazione: per questo nascono applicazioni che schermano e filtrano i messaggi e le notifiche in arrivo. A questo si aggiungono i dispositivi wearable, la tecnologia da indossare – dagli smartwatch in avanti – che tra le loro funzioni annoverano anche quella di riuscire a creare una distanza maggiore tra smartphone e mano umana.
http://www.corriere.it/tecnologia/provati-per-voi/cards/i-wearable-salvano-smartphone-forse/app-che-aiutano-smettere.shtml